Siamo tutti al sole #8

Siamo tutti al sole #8

Il mare tutto arrotonda
Lo suonano i sassi sul vento
e ci si bagna i piedi

Sono le onde più calme
a fare il lavoro migliore
La fretta violenta delle tempeste
che frange e rotola e piange
sotto le ruote della bici –
e l’equilibrio finalmente è perso
perché l’illusione ormai è reale
più vera di una vera bugia –
sul corpo salato
lo scoglio contro il faro
il santo malato
crea falesie nel cuore il mare

Le alghe danno un graffio di verde
smeraldo a tutto
questo lungomare della vita
come fanno le donne la bellezza
sconfinata sperduta nel mondo
più rotondo di ogni orizzonte
e gli occhi dei gatti un attimo prima

Non sono stanco
sono un sasso
che si gode il sole
e il suo vortice
fra una marea di uomini
ai loro piedi mobili molli
come le interiora dell’anima
esanime
La divinità della sincerità
ascoso mi aguzzo
sulle ali dei miei figli moscerini

Il privilegio della malattia

Il privilegio della malattia

C’è un dopo chemio per tutto
Per il gusto
la fine del veleno salvifico
è una rinascita abnorme
le voglie biforcute e dolorose
nella carne dell’animo
fino sul lungomare di San Nicola
fino al midollo aspirato
spiaggiate a tartaruga
di una donna incinta
È la malattia che si prende cura
di me

Il mare è il cuore in tempesta
quasi una festa di onde
ugualmente sempre diverse
e schiuma
sui passerotti della guerra
che fanno il bagno alle ali aperte
aspettando un altro viaggio
sulla riva viva
un altro maggio parigino
della mia milza e viole
margherite di linfociti al poco sole
una vendetta e il mio perdono

Al riparo di Torre Quetta
le nuvole minacciano
di far crollare il cielo
con un unico pugno di vento
il portento delle pietre aguzze
Non è la paura di morire
neppure della pioggia
è godere del gabbiano che sfida
in una corrida leggera
l’elettricità dell’aria

La vita non può essere un’elegante
elemosina degli occhi
È il freddo che s’insinua nelle ossa
e la resistenza partigiana e violenta
del sangue che si oppone
Il divieto balneare nello spirito
profondo
che non posso più rispettare
Ecco il privilegio della leucemia

Novantrone anima alveare primaverile

Peripatetico pensiero mio di api
l’aperitivo solare dello scordare
tutto più che un lutto il trucco
del respiro è trauma ustionante

all’origine sangue pelle e luce
vortice l’ho cucito come papà
con milioni di punti pungiglioni
una nuova lingua autoimmune

Nutrito a gocce d’acqua e miele
ma volo solo fra i letti d’ospedale
ai fiori ora d’orobanca in maggio

canta il mio ronzio il suo fastidio
sulle ali dell’abbandono il mondo
Il mare nella flebo blu al braccio

La malattia non ci sorride

Il sole è il lampione
il lampascione la pelle all’alba
e fantasmi di moscerini
il cibo volante delle rondini
i miei linfociti blu

Ma il sole del mattino
poi arriva sonoro
come una mandorla
a finire il suo lavoro
Lui è il motore
e brucia
È una canna accesa
la quiete violenta
come una tavola è il mare

Grandi bugie piccole verità
ora la città si muove
sotto il sole sotto il sole
È l’ottanta per cento
la grandezza del carattere
della sincerità

La malattia non ci sorride
sulla faccia ustionata
dalla chemio la cura
una Gerusalemme appena
liberata dalla notte più scura

Buongiorno fa il buon vino
la voglia d’amare è del sangue

Faccio la bella vita santa

Faccio la bella vita santa

Immagine di Francesco Netti
Bari 1832 – Napoli 1894
Bari, Lungomare,1890
olio su tavola

Semplice
Il mondo non è rotondo

I ragazzi accarezzano i telefonini
come fossero fidanzate
dopo aver vomitato
birre e panzerotti di Cristo
in croce
sul marciapiede la voce
in fiore
de

il lungomare
Sono le sei del mattino
la vita
dove
l’avanti e indietro
dello spirito visione
pura mente in bici
l’ha trasformato
nella mia stanza

La mia casa è
una tempesta di sole
Scrivere come vivere
è fisicamente doloroso
La cura me l’ha portata
il privilegio della malattia
Il sangue bianco

La verità vestita di bugie
è biologia dell’anima
è più vera
Parola di cane
parola di Giuda
la sola di amore
la più sincera
Lei lo giura

Le lucertole scappano
senti solo il rumore
fra i cespugli del mistero
Qui è morto e risorto aprile

Trasfondo a lungo

Alla fine ci si abitua anche
alla malattia come fosse in realtà
una dolce e ferina compagnia

È un can can
È un gatto
che guarda fisso il muro
verso nessuno
nullepart
C’è ma non si vede
È la fede
La vedi negli occhi degli altri
lanciarti sguardi di crisantemi
Prude

Ci si abitua all’idea della morte
della paura non ti importa

La mia leucemia è un venerdì bianco

Allergia n. 2

Faccio esperienza della malattia
Il corpo sale molto di latitudine
In volto più ampia longitudine
Solitudine anche in compagnia

Vivere si lega al puro controllo
La lucidità è d’obbligo un faro
non la leucemia rara di un raro
cadere ma l’inclinazione al crollo

la malattia è la cura. Le arance
dal cielo la chemioterapia blu
Barbalunga sul veleno vorace

O volpi di colpe non la vinco più
la guerra ma ho imbastito molte
battaglie le ultime prime volte.

Allergia n. 1

Sole e prurito
Scappo
Fotosensibilità
da contatto
Luce dentro il sangue
sangue bianco
fa la pentostatina
dentro il braccio

Specchio di mare l’oro mi posi addosso
Al sole e il cortisone mi gonfio di rosso
il viso. Lì, affianco al teatro Margherita
un distributore nautico di nafta e vita

Sole e prurito
vuol dire che
non sono ancora desaparesido
Olé

Pace alle palme e alle anime